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Trust e atto di destinazione nel diritto di famiglia e delle persone

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Trust e atto di destinazione nel diritto di famiglia e delle persone

di Saverio Bartoli – Giuffré, 2011

L'opera esamina, in modo attento ed esaustivo, il trust e gli atti di destinazione. Si compone di due parti: nella prima vengono esaminati e raffrontati l'atto di destinazione ex art.2645-ter c.c. ed il trust, mentre nella seconda vengono passati in rassegna i rapporti fra tali negozi ed il diritto di famiglia e delle persone, con particolare riferimento alle loro possibili modalità di utilizzo in tale contesto. Vengono così in questione il regime patrimoniale della famiglia, la separazione ed il divorzio, la convivenza more uxorio ed i soggetti incapaci d'agire. Il volume si segnala per la costante attenzione al problema del rispetto delle norme civilistiche inderogabili (profilo questo sovente trascurato dalla prassi in tema di trusts "interni") e per la puntuale analisi di numerose pronunce giurisprudenziali, talune inedite.

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SOMMARIO
PARTE PRIMA

L’ATTO DI DESTINAZIONE EX ART.2645-TER CC ED IL TRUST

CAPITOLO PRIMO

L’ATTO DI DESTINAZIONE EX ART.2645-TER CC
1. L’ITER CHE HA CONDOTTO ALL’ENTRATA IN VIGORE
DELLA NUOVA MORMA
2. QUESTIONE SE L’ART.2645-TER C.C. PREVEDA UN NUOVO
ISTITUTO GIURIDICO OVVERO SIA SOLO UNA NORMA SULLA
PUBBLICITA': DAL NEGOZIO “ATIPICO” AL NEGOZIO “TIPICO”
DI DESTINAZIONE; CENNI SUL CONTRATTO DI
AFFIDAMENTO FIDUCIARIO
2.1 Dal negozio “atipico” al negozio “tipico” di destinazione
2.2 Cenni sul contratto di affidamento fiduciario
3. IL NEGOZIO EX ART.2645-TER CC NON DA' VITA AD UN
NUOVO SOGGETTO DI DIRITTO
4. LA FORMA DELL’ATTO
4.1 Premessa
4.2 Questione se il negozio debba o meno necessariamente essere ricevuto da un notaio
4.3 Questione se l’atto pubblico sia richiesto dalla norma ad substantiam ovvero ai soli fini della pubblicità del vincolo; questione se sia o meno necessaria, altresì, la presenza dei testimoni
4.3.1 Questione se l’atto pubblico sia richiesto dalla norma ad substantiam ovvero ai soli fini della pubblicità del vincolo
4.3.2 Questione se sia o meno necessaria, altresì, la presenza dei testimoni
4.4 Questione se sia o meno ammissibile un negozio di destinazione in forma testamentaria
5. LA STRUTTURA DELL’ATTO E LA NATURA DEL DIRITTO DEL BENEFICIARIO
5.1 Questione se nel nuovo istituto, laddove sia posto in essere con atto inter vivos, possa o meno ipotizzarsi un trasferimento dei beni destinati dal disponente ad un terzo gestore
5.2 Questione se il nuovo istituto abbia quale fonte un negozio unilaterale o un contratto; questione relativa alla natura della situazione proprietaria del gestore dei beni vincolati
5.2.1. Premessa
5.2.2 Ipotesi di negozio di destinazione autodichiarato (o statico)
5.2.2.1 Questione se tale negozio sia un negozio unilaterale ovvero un contratto
5.2.2.2 Questione relativa alla natura della situazione proprietaria del disponente-gestore (rinvio)
5.2.3 Ipotesi di negozio di destinazione prevedente un trasferimento dei beni ad un terzo gestore (o dinamico)
5.2.3.1 Ipotesi di negozio di destinazione inter vivos
5.2.3.2 Ipotesi di negozio di destinazione testamentario
A) La tesi secondo la quale l’attribuzione mortis causa effettuata dal disponente-testatore nei confronti del terzo gestore avrebbe natura di istituzione d’erede ovvero di legato
B) La tesi proposta: l’atto di destinazione testamentario quale nuovo genus di operazione negoziale mortis causa
5.3 Questione se la posizione giuridica del beneficiario abbia natura reale o obbligatoria
5.3.1 Premessa
5.3.2 La questione con riferimento al negozio di destinazione in generale
5.3.2.1 La tesi della natura reale
5.3.2.2 La tesi della natura obbligatoria
5.3.3 La questione con specifico riferimento al negozio di destinazione testamentario
5.3.4 Valutazioni critiche e tesi proposta
5.3.4.1 Premessa
5.3.4.2 Critica alla tesi dell’interesse legittimo
5.3.4.3 Critica alla tesi dell’onere reale
5.3.4.4 Critica alla tesi dell’obligatio propter rem
5.3.4.5 Critica alla tesi del peculiare diritto reale di godimento
5.3.4.6 Critica della tesi del modus ovvero del legato obbligatorio
5.3.4.7 Conclusione
6. QUESTIONI RELATIVE ALL’OGGETTO DEL NEGOZIO DI DESTINAZIONE
6.1 Questione se possano essere oggetto del negozio ex art.2645-ter cc anche beni diversi da quelli (immobili e mobili registrati) espressamente previsti dalla norma; la surrogazione reale ed il reimpiego
6.2 I frutti
6.3 Questione se possano essere oggetto del negozio ex art.2645-ter cc anche i beni futuri ed i beni altrui
6.3.1 I beni futuri
6.3.2 I beni altrui
6.4 Questione se possa essere oggetto del negozio ex art.2645-ter cc anche il diritto di abitazione
6.5 Questione se sia o meno possibile l’ampliamento o la riduzione dell’oggetto del vincolo rispetto a quanto testualmente previsto dall’art.2645-ter cc
6.5.1 L’ampliamento dell’oggetto del vincolo
6.5.2 La riduzione dell’oggetto del vincolo
7. IL PROBLEMA DELL’INTERESSE MERITEVOLE DI TUTELA
7.1 Il significato del riferimento ad “interessi meritevoli di tutela” contenuto nell’art.1322 secondo comma cc
7.2 Questione se, nel contesto dell’art.2645-ter cc, il riferimento agli “interessi meritevoli di tutela” postuli unicamente la liceità del negozio ovvero richieda un “quid pluris” rispetto a detta liceità
7.2.1 Premessa
7.2.2 La tesi richiedente un “quid pluris” rispetto alla mera liceità del negozio
7.2.3 La tesi secondo la quale è sufficiente la liceità del negozio
7.2.4 Ipotesi peculiari di negozio ex art.2645-ter cc
7.2.4.1 Negozio ex art.2645-ter cc volto a realizzare interessi inerenti al diritto delle persone e della famiglia (rinvio)
7.2.4.2 Negozio ex art.2645-ter cc volto a realizzare interessi riferibili ad una pubblica amministrazione
7.2.4.3 Negozio ex art.2645-ter cc volto a realizzare interessi imprenditoriali
7.2.4.4 Negozio ex art.2645-ter cc volto ad ovviare all’inammissibilità delle cosiddette servitù personali o irregolari ovvero a rendere opponibili i cosiddetti “atti d’obbligo unilaterali” a favore di Comuni e Regioni
7.2.4.5 Negozio ex art.2645-ter cc avente una struttura similare a quella di un diritto reale tipico
7.2.4.6 Negozio ex art.2645-ter cc la cui finalità si esaurisce nell’intento di conseguire l’effetto della separazione patrimoniale (rinvio)
7.3 Problemi posti dall’adesione alla tesi secondo la quale la meritevolezza degli interessi è un quid pluris rispetto alla mera liceità dei medesimi: se il notaio rogante debba o meno procedere al controllo sulla meritevolezza; quale sia la condizione giuridica del negozio di destinazione che persegua interessi leciti, ma non meritevoli di tutela; se in tal caso il notaio rogante soggiaccia o meno alla responsabilità di cui all’art.28 l.not.
8. LA DURATA DEL NEGOZIO
9. QUESTIONI RELATIVE AI SOGGETTI DEL NEGOZIO DI
DESTINAZIONE
9.1 Questione se il disponente possa essere qualunque soggetto o debba essere una persona fisica
9.2 Questioni relative ai beneficiari
9.2.1 Questione se sia o meno ammissibile la designazione di beneficiari nascituri
9.2.2 Questione se sia o meno ammissibile, sia pure nel limite temporale massimo di 90 anni fissato dalla norma, la designazione di beneficiari in ordine successivo
9.2.2.1 Le tesi reperibili in dottrina
9.2.2.2 Valutazioni critiche
9.2.2.3 La tesi proposta
A) Premessa
B) Ipotesi di negozio di destinazione testamentario
C) Ipotesi di negozio di destinazione liberale inter vivos
D) Ipotesi di negozio di destinazione inter vivos non liberale
9.2.3 Questione se sia o meno ammissibile un negozio di destinazione “discrezionale”
9.2.4 Questione se sia o meno ammissibile un negozio di destinazione “di scopo”
9.2.5 Questione se il disponente o il gestore possano o meno essere beneficiari
9.2.5.1 Premessa
9.2.5.2 Questione se il disponente possa o meno essere beneficiario
A) Premessa
B) Ipotesi in cui il disponente è l’unico beneficiario
C) Ipotesi in cui il disponente è beneficiario assieme ad ulteriori soggetti
9.2.5.3 Questione se il gestore possa o meno essere beneficiario
9.2.6 Questione se siano ammissibili solo beneficiari di reddito ovvero anche beneficiari finali
9.2.7 Questioni in tema di trasferimento della posizione beneficiaria
9.2.7.1 Questione se la posizione beneficiaria sia o meno trasferibile
9.2.7.2 Questione se il disponente possa o meno impedire (o limitare) il trasferimento (inter vivos o mortis causa) della posizione beneficiaria
A) Premessa
B) Il divieto di alienazione contenuto in un negozio inter vivos
C) Il divieto di alienazione contenuto in un testamento
D) Conclusioni
9.3 Questione se sia o meno ammissibile la designazione di un soggetto deputato al controllo della gestione del bene vincolato
10. LA PUBBLICITA’ DEL VINCOLO NASCENTE DAL NEGOZIO
DI DESTINAZIONE
10.1 Questione se la trascrizione sia facoltativa o obbligatoria
10.2 Le modalità della trascrizione
10.2.1 Premessa
10.2.2 Ipotesi di negozio di destinazione inter vivos
10.2.2.1 Ipotesi di negozio di destinazione statico
10.2.2.2 Ipotesi di negozio di destinazione dinamico
10.2.3 Ipotesi di negozio di destinazione testamentario
10.2.4 Ulteriori indicazioni operative
10.3 La questione della natura dichiarativa o costitutiva della trascrizione
10.4 Questioni in tema di opponibilità del negozio di destinazione trascritto
10.4.1 Conflitto fra beneficiari e creditori generali; conflitto fra beneficiari ed aventi causa dal disponente
10.4.2. Conflitto fra beneficiari di distinti negozi ex art.2645-ter cc
10.4.3 Conflitto fra beneficiari ed avente causa dal gestore “infedele”: le conseguenze dell’atto dispositivo del bene vincolato compiuto dal gestore in violazione della destinazione
10.5 Un caso di utilizzo anomalo dell’art.2645-ter cc a fini pubblicitari
11. CARATTERISTICHE DELLA SEPARAZIONE
PATRIMONIALE PRODOTTA DAL NEGOZIO DI DESTINAZIONE
11.1 Premessa
11.2 Questione se la separazione patrimoniale debba ritenersi bilaterale o unilaterale
11.3 Questione se i creditori nascenti da rapporti negoziali intrattenuti con il gestore, ma non inerenti alla destinazione, siano per ciò solo esclusi dalla possibilità di soddisfarsi sui beni vincolati,
ovvero se ciò valga soltanto allorché costoro siano in mala fede
11.4 Questione se i cosiddetti creditori “involontari” possano o meno soddisfarsi sui beni vincolati
11.5 Questione se i beni vincolati cadano o meno, ove il gestore sia coniugato in regime di comunione legale, in detto regime patrimoniale; questione se i beni vincolati, in caso di decesso del gestore, entrino o meno a far parte della sua successione mortis causa
11.5.1 Premessa
11.5.2 Il problema dell’acquisto del bene destinato da parte del gestore coniugato in regime di comunione legale
11.5.3 Il problema della successione mortis causa del gestore proprietario del bene destinato
11.5.3.1 L’esclusione del bene in trust dalla successione mortis causa del trustee
11.5.3.2 Il problema dell’esclusione del bene vincolato ex art.2645-ter cc dalla successione mortis causa del gestore
12. LE ANOMALIE NELLA GESTIONE DEI BENI DESTINATI
13. LA COSIDDETTA “REVOCA” DEL NEGOZIO DI DESTINAZIONE DA PARTE DEL DISPONENTE; LA SUA REVOCAZIONE PER INGRATITUDINE O SOPRAVVENIENZA DI FIGLI
13.1 La cosiddetta “revoca” del negozio di destinazione da parte del disponente
A) Premessa
B) La revoca che impedisce il perfezionamento (o comunque l’efficacia ab initio) del negozio
C) La revoca che impedisce l’ulteriore esecuzione del negozio
13.2 La revocazione del negozio di destinazione liberale per ingratitudine o per sopravvenienza di figli
14. LE CAUSE DI CESSAZIONE DEL NEGOZIO DI DESTINAZIONE E LA PUBBLICITA’ DELLE STESSE


CAPITOLO SECONDO


IL TRUST ED IL SUO RAPPORTO CON L’ATTO DI DESTINAZIONE
1. IL TRUST INTERNO E LE PRINCIPALI QUESTIONI AD ESSO INERENTI
1.1 La questione dell’ammissibilità o meno del trust interno
1.2 La questione dell’ammissibilità o meno del cosiddetto trust “statico” o “autodichiarato”
1.3 La questione dell'ammissibilità o meno della pubblicità del trust interno
2. LA QUESTIONE DEL RAPPORTO FRA TRUST E NEGOZIO
DI DESTINAZIONE EX ART.2645-TER CC
2.1 La questione dell’incidenza o meno della nuova norma sui temi dell’ammissibilità del trust interno e della sua pubblicità
2.2 La questione se la disciplina contenuta nell’art.2645-ter cc possa o meno, in tutto o in parte, applicarsi ai trusts interni
2.3 La questione dell’alternatività fra negozio di destinazione ex art.2645-ter cc e trust
PARTE SECONDA
ATTO DI DESTINAZIONE E TRUST NEL DIRITTO DI FAMIGLIA E DELLE PERSONE

CAPITOLO TERZO

ATTO DI DESTINAZIONE, TRUST E REGIME PATRIMONIALE DELLA FAMIGLIA
1. ATTO DI DESTINAZIONE E TRUST IN FUNZIONE DI CONVENZIONE MATRIMONIALE ATIPICA
2. ATTO DI DESTINAZIONE, TRUST E DIVIETO DI COSTITUZIONE DI DOTE EX ART.166-BIS CC 
3. FONDO PATRIMONIALE, TRUST ED ATTO DI DESTINAZIONE
3.1 Raffronto fra i tre istituti
3.1.1 Premessa
3.1.2 Analogie fra i tre istituti
3.1.3 Differenze fra i tre istituti
3.1.3.1 Differenze relative ai soggetti a vantaggio dei quali i tre istituti possono essere utilizzati
3.1.3.2 Differenze relative alla natura giuridica della posizione beneficiaria
3.1.3.3 Differenze relative alla forma del negozio
3.1.3.4 Differenze relative alla natura giuridica dei tre istituti
3.1.3.5 Differenze relative all’oggetto del negozio
3.1.3.6 Differenze relative alle modalità di modifica del contenuto del negozio
3.1.3.7 Differenze relative ai fenomeni della surrogazione reale e del reimpiego
3.1.3.8 Differenze relative alla causa del negozio: questione se ne sia sufficiente la mera liceità o occorra un quid pluris rispetto ad essa
3.1.3.9 Differenze relative all’amministrazione dei beni
3.1.3.10 Differenze relative alla separazione patrimoniale prodotta dai tre istituti
3.1.3.11 Differenze relative all’aggredibilità dei beni vincolati da parte dei creditori “volontari” ovvero “involontari” (rinvio)
3.1.3.12 Differenze relative agli effetti del decesso del gestore titolare dei beni vincolati
3.1.3.13 Differenze relative all’attribuzione a beneficiari di beni oggetto del patrimonio separato
3.1.3.14 Differenze relative alle cause di cessazione del vincolo
3.1.3.15 Differenze relative alle modalità pubblicitarie del vincolo
3.2 Questione se sia o meno consentito istituire un trust o dar vita ad un negozio ex art.2645-ter cc (ovvero incrementare la dotazione patrimoniale di un trust o di un atto di destinazione preesistenti) utilizzando beni oggetto di fondo patrimoniale
3.2.1 Premessa
3.2.2 Le vicende oggetto dei due decreti del Tribunale di Firenze in data 23.10.2002
3.2.2.1 Premessa
3.2.2.2 Le due fattispecie concrete
A) Esposizione del caso 1
B) Esposizione del caso 2
3.2.2.3 Commento alle due decisioni
A) Il profilo dell’inammissibilità dei ricorsi
B) Analisi della qualificazione del negozio prospettato dai ricorrenti in termini di atto di straordinaria amministrazione dei beni del fondo ex art.169 cc da parte della decisione relativa al caso 2
C) Critica alla motivazione posta dalla decisione relativa al caso 2 a fondamento del diniego dell’autorizzazione
3.2.3 La vicenda oggetto del decreto del Tribunale di Milano in data 7.6.2006
3.2.3.1 La fattispecie concreta
3.2.3.2 Analisi della vicenda
A) Premessa
B) I profili problematici
3.2.4 La vicenda oggetto del decreto del Tribunale di Padova in data 3.9.2008
3.2.4.1 Esposizione della vicenda
3.2.4.2 I profili problematici
3.2.5 Conclusioni
4. ATTO DI DESTINAZIONE, TRUST E COMUNIONE LEGALE O
CONVENZIONALE DEI BENI
4.1 Il disponente in comunione legale (ovvero: atto di destinazione e trust aventi ad oggetto beni in comunione legale)
4.1.1 Premessa
4.1.2 Ipotesi in cui l’atto venga compiuto da un solo coniuge
4.1.3 Ipotesi in cui l’atto venga compiuto da entrambi i coniugi
4.1.4 Conclusioni
4.2 Il disponente in comunione convenzionale (ovvero: atto di destinazione e trust aventi ad oggetto beni in comunione convenzionale)
4.3 Il trustee o gestore in comunione legale (rinvio)
4.4 Il beneficiario in comunione legale


CAPITOLO QUARTO


ATTO DI DESTINAZIONE E TRUST NEI PROCEDIMENTI DI SEPARAZIONE E DI DIVORZIO
1. PREMESSA: STRUMENTI TRADIZIONALMENTE POSTI A TUTELA DELL’AVENTE DIRITTO ALL’ASSEGNO DI SEPARAZIONE O DIVORZIO E LORO INCONVENIENTI
2. IL TRUST E L’ATTO DI DESTINAZIONE NELLA SEPARAZIONE E NEL DIVORZIO
2.1 La possibile collocazione del trust o del negozio ex art.2645-ter cc nel contesto di accordi di separazione o di divorzio
2.2 I possibili contenuti del negozio
2.3 I vantaggi offerti da tali negozi
2.4 La causa di tali negozi
2.5 Incapacità d’agire e accordi di separazione
2.6 Analisi dei precedenti giudiziari
2.6.1 Premessa
2.6.2 Considerazioni generali
2.6.3 Osservazioni sulla vicenda oggetto di Trib.Milano (decr.) 8.3.2005
2.6.4 Osservazioni sulla vicenda oggetto di Trib.Pordenone (decr.) 20.12.2005
2.6.5 Osservazioni sulla vicenda oggetto di Trib.Milano (decr.) 2.11.2006
2.6.6 Osservazioni sulla vicenda oggetto di Trib.Reggio Emilia (decr.) 4.12.2006 e Trib.Reggio Emilia (decr.) 26.3.2007
2.6.7 Osservazioni sulla vicenda oggetto di Trib.Genova (decr.) 1.4.2008
2.6.8 Osservazioni sulla vicenda oggetto di Trib.Torino 31.3.2009
2.6.9 Osservazioni sulla vicenda oggetto di Trib.Bologna 1.4.2009
2.6.10 Osservazioni sulla vicenda oggetto di Trib.Bologna 1.12.2009
3. IL PROBLEMA DELL’AMMISSIBILITA’ DI UN TRUST O DI UN ATTO DI DESTINAZIONE INERENTI AD UNA SEPARAZIONE O AD UN DIVORZIO ED AVENTI FONTE IN UN PROVVEDIMENTO GIUDIZIALE
3.1 Premessa: delimitazione dell’oggetto dell’indagine
3.2 Le ipotesi controverse


CAPITOLO QUINTO


ATTO DI DESTINAZIONE E TRUST NEGLI ACCORDI FRA
CONVIVENTI
1. PREMESSA
2. IMPOSSIBILITA' DI PARIFICARE LA CONVIVENZA MORE UXORIO ALLA FAMIGLIA LEGITTIMA, NONOSTANTE LA SUA RILEVANZA COSTITUZIONALE; INAPPLICABILITA' AD ESSA, IN PARTICOLARE, DEL REGIME DELLA COMUNIONE LEGALE DEGLI ACQUISTI
3. I PRINCIPALI PROFILI DI CRITICITA' DELLA TUTELA GIURIDICA DEL CONVIVENTE
3. 1 Premessa
3.2 Ipotesi in cui un soggetto sia destinatario di una richiesta, da parte dell’ex partner, di restituzione di quanto ricevuto in costanza di convivenza
3.3 Ipotesi in cui un soggetto sia destinatario di una richiesta, da parte dell’ex partner, di remunerazione delle prestazioni di servizi effettuate in costanza di convivenza
3.4 Ipotesi in cui il convivente abbia contribuito, con prestazioni consistenti in un dare o in un facere, all’acquisto di beni da parte dell’ex partner o comunque all’incremento del suo patrimonio 
3.5 Questione se al convivente spetti o meno il diritto al risarcimento del danno nel caso in cui un terzo uccida il partner o, comunque, ne leda l’integrità fisica
4. IL CONTRATTO DI CONVIVENZA
4.1 Premessa
4.2 Questioni in tema di liceità del contratto di convivenza
4.2.1 Premessa
4.2.2 Questione se il contratto di convivenza comporti o meno un’inammissibile trasformazione delle obbligazioni naturali fra conviventi in obbligazioni giuridiche 
4.2.3 Questione se il contratto di convivenza sia contrario al buon costume 
4.2.4 Questione se il contratto di convivenza sia contrario all’ordine pubblico
4.2.4.1 Premessa
4.2.4.2 Questione se nel contratto di convivenza possano regolarsi profili inerenti ai rapporti personali fra i partners
4.2.4.3 Questione se nel contratto di convivenza possano regolarsi profili inerenti ai rapporti personali fra i partners ed i figli da costoro generati durante la convivenza
4.2.4.4 Questione se il contratto di convivenza sia illecito se almeno uno dei partners è coniugato, o la convivenza implica l’elusione di un divieto di contrarre matrimonio, o i partners sono del medesimo sesso, ovvero infine nelle ipotesi delle cosiddette “unioni non sentimentali”
4.3 La forma del contratto di convivenza
4.4 Questione se i conviventi possano o meno pattuire un regime di comunione relativo ai loro rispettivi futuri acquisti
4.5 Questione dell’applicabilità delle norme in tema di alimenti ex lege all’obbligazione alimentare discendente dal contratto di convivenza
4.5.1 Premessa
4.5.2 Il problema della cedibilità inter vivos del credito
4.5.3 Il problema della trasmissibilità mortis causa del credito
4.5.4 Il problema della pignorabilità del credito
4.5.5 Il problema della trasmissibilità mortis causa del debito
4.6 La cessazione della convivenza e la cessazione degli effetti del contratto di convivenza; la previsione di attribuzioni successive alla cessazione della convivenza
5. L’UTILIZZO DEL TRUST E DELL'ATTO DI DESTINAZIONE EX
ART.2645-TER CC NELLA FAMIGLIA DI FATTO
5.1 Premessa
5.2 Il trust e il negozio di destinazione volti a far fronte ai bisogni della famiglia di fatto
5.3 Il trust o il negozio di destinazione volti a realizzare una comunione di acquisti fra i conviventi
5.4 Il trust o il negozio di destinazione prevedenti attribuzioni patrimoniali per il periodo successivo al venir meno della convivenza
5.5 Il trust o il negozio di destinazione volti a regolare profili inerenti ai rapporti personali fra i partners
5.6 Il trust o il negozio di destinazione fra conviventi non di stato libero
5.7 Natura delle prestazioni previste a favore dei beneficiari
5.8 Forma del trust o del negozio di destinazione fra conviventi
5.9 Il problema della trasmissibilità, inter vivos e mortis causa, delle posizioni beneficiarie
5.10 Fattispecie di trusts fra conviventi realmente istituiti
5.10.1 Premessa
5.10.2 La vicenda risalente all’anno 2000
5.10.3 La vicenda oggetto di Trib.Trieste – Giudice Tavolare (decr.) 19.9.2007
5.10.4 La vicenda oggetto di Trib.Parma (decr.), senza data ma 2008 (rinvio)


CAPITOLO SESTO


ATTO DI DESTINAZIONE, TRUST E SOGGETTI INCAPACI
1. PREMESSA
2. L’INCAPACE DISPONENTE
2.1 Il negozio testamentario
2.2 Il negozio inter vivos
2.2.1 Ipotesi in cui il disponente è, altresì, unico beneficiario
2.2.1.1 La dubbia validità del negozio
2.2.1.2 Le autorizzazioni giudiziali necessarie per la stipula del negozio e per la successiva gestione della posizione beneficiaria
A) Le autorizzazioni giudiziali necessarie per la stipula del negozio
B) Le autorizzazioni giudiziali necessarie per la successiva gestione della posizione beneficiaria
2.2.1.3 Questioni relative all’ipotesi in cui trustee o gestore sia il legale rappresentante, il curatore o l’amministratore di sostegno del disponente incapace 
A) Questione se siano o meno applicabili le norme prevedenti il divieto di acquistare beni dell’incapace
B) Questione se vi sia o meno conflitto d’interessi con l’incapace ovvero, quanto meno, un impedimento giuridico a partecipare alla stipula
2.2.1.4 Ipotesi in cui guardiano sia il legale rappresentante, il curatore o l’amministratore di sostegno del disponente incapace: questione se vi sia o meno conflitto d’interessi con l’incapace ovvero, quanto meno, un impedimento giuridico a partecipare alla stipula
2.2.1.5 Questione se l’attività di straordinaria amministrazione del trustee o gestore debba o meno essere oggetto di autorizzazione giudiziale
2.2.2 Ipotesi in cui il disponente designa beneficiari ulteriori rispetto a se medesimo
2.2.2.1 Premessa
2.2.2.2 Ipotesi in cui beneficiario sia il legale rappresentante, il curatore o l’amministratore di sostegno: questione se siano o meno applicabili le norme prevedenti il divieto di acquistare beni dell’incapace
2.2.2.3 Ipotesi in cui guardiano sia il legale rappresentante, il curatore o l’amministratore di sostegno del disponente incapace: questione se vi sia o meno conflitto d’interessi con l’incapace
ovvero, quanto meno, un impedimento giuridico a partecipare alla stipula
2.2.2.4 Trust o negozio ex art.2645-ter cc liberali e questione della capacità di donare dell’incapace-disponente
A) Premessa
B) Minore sotto potestà
C) Minore emancipato
D) Inabilitato
E) Interdetto
F) Beneficiario di amministrazione di sostegno
G) Conclusioni
2.2.2.5 Causa liberale e causa “familiare - assistenziale” del trust o negozio ex art.2645-ter cc
2.2.2.6 Questione se l’attività di straordinaria amministrazione del trustee o gestore debba o meno essere oggetto di autorizzazione giudiziale
3. L’INCAPACE BENEFICIARIO DI UN TRUST O DI UN NEGOZIO EX ART.2645-TER CC ISTITUITI DA UN TERZO
3.1 L’accettazione della posizione beneficiaria
3.2 Questione se l’attività di straordinaria amministrazione del trustee o gestore debba o meno essere oggetto di autorizzazione giudiziale
3.2.1 Premessa; la decisione di Trib.Casale Monferrato 13.4.1984
3.2.2 Il dibattito successivo all’entrata in vigore della Convenzione
3.3 Questioni relative alla clausola del trust o negozio ex art.2645-ter cc secondo la quale la posizione beneficiaria dell’incapace sarà amministrata da un terzo, con esclusione pertanto del suo legale rappresentante, curatore o amministratore di sostegno 3.4 La modifica dell’atto istitutivo di un trust o di un negozio ex art.2645-ter cc avente quale beneficiario un incapace
4. OSSERVAZIONI SULLE VICENDE OGGETTO DELLE DECISIONI GIUDIZIARIE INDICATE AL § 1
4.1 Vicenda oggetto di Trib.Perugia – Giudice Tutelare (decr.) 26.6.2001, TAF 2002, 52
4.2 Vicenda oggetto di Trib.Firenze (decr.) 23.10.2002, TAF 2003, 406
4.3 Vicenda oggetto di Trib.Perugia – Giudice Tutelare (decr.) 16.4.2002, TAF 2002, 584
4.4 Vicenda oggetto di Trib.Bologna (decr.) 3.12.2003, TAF 2004, 254 e 477
4.5 Vicenda oggetto di Trib.Firenze – Giudice Tutelare (decr.) 8.4.2004, TAF 2004, 567
4.6 Vicenda oggetto di Trib.Modena – Giudice Tutelare (decr.) 11.8.2005, TAF 2006, 581 e 635
4.7 Vicenda oggetto di Trib.Ferrara (decr.) 28.2.2006, inedito e citato in Bartoli – Muritano 2008, 137 ss.
4.8 Vicenda oggetto di Trib.Genova (decr.) 14.3.2006, TAF 2006, 415
4.9 Vicenda oggetto di Trib.Parma (decr.) s.d. ma 2008, www.federnotizie.org, numero del settembre 2008 della rivista on line
4.10 Vicenda oggetto di Trib.Grosseto-S.D. di Orbetello – Giudice Tutelare (decr.) 29-30.7.2008, Not 2009, 40
4.11 Vicenda oggetto di Trib.Bologna – Giudice Tutelare 23.9.2008, TAF 2008, 631 e di Trib.Bologna 11.5.2009, TAF 2009, 543
4.12 Vicenda oggetto di Trib.Modena – S.D. di Sassuolo – Giudice Tutelare (decr.) 11.12.2008, TAF 2009, 177 e 324 ss., di Trib.Modena-S.D.Sassuolo GiudiceTutelare (decr.) 27.5.2009, inedito e di Trib.Modena (decr.) 18.11.2009, inedito.
4.13 Vicenda oggetto di Trib.Rimini – Giudice Tutelare (decr.) 21.4.2009, TAF 2009, 409 e 682 ss, nonché di Trib.Rimini (decr.) 21.8.2010 inedito.
4.14 Vicenda oggetto di Trib.Genova – Giudice Tutelare (decr.) 17.6.2009, TAF 2009, 531
4.15 Vicenda oggetto di Trib.Roma – Giudice Tutelare (decr.) 26.10.2009, TAF 2010, 180
4.16 Vicenda oggetto di Trib.Firenze – Giudice Tutelare (decr.) 7.7.2004, TAF 2005, 85 (rinvio)
5. QUESTIONE SE UN TRUST O UN NEGOZIO EX ART.2645-TER CC AVENTI AD OGGETTO BENI DELL’INCAPACE POSSANO O MENO ESSERE ISTITUITI, A PROTEZIONE DEL MEDESIMO, AD OPERA DI UN PROVVEDIMENTO GIUDIZIALE

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